In questi giorni nella mia mente ronzano in continuazione le magnifiche arie dell’Olimpiade di Pergolesi, opera che ho visto rappresentata qualche sera fa al Teatro San Carlo con la splendida regia di Roberto De Simone.
Pergolesi, per me, è una piacevole ossessione. Lo scoprii a 26 anni (l’età della sua dipartita!) quando ebbi modo di reperire a casa di Mariella un vecchio disco de “La serva padrona”. Che dire?! Fu amore al primo ascolto. La freschezza, la gioiosità e la musicalità di questa operina (ma il diminutivo è dovuto solo alla durata) mi colpirono come un fulmine, al punto tale che, in seguito, l’avrei vista rappresentata per ben quattro volte!
Col tempo imparai ad amare anche lo Stabat mater, il Salve Regina, il Flaminio e, appunto, di recente, l’Olimpiade. Però che tristezza, pensare che un genio di quella grandezza abbia dovuto terminare la propria esistenza a soli 26 anni! Quanti altri capolavori assoluti ci avrebbe lasciato se fosse vissuto ancora?! Non lo sapremo mai.